Campo Santa Maria di Zobenigo
Il suo nome deriva dall’antica famiglia Jubanico che nell’anno 900 circa ne fu la fondatrice della chiesa di Santa Maria Zobenigo. Presso questo luogo pare che giungesse il tratto di mure fortificate, a guardia della città, fatte erigere dal doge Tribuno nel X secolo: la fortificazione giungeva dall’estremità d’Olivolo fino alla chiesa. Secondo una cronaca attribuita al Tiepolo, durante la guerra tra Chioggia e Venezia, ritornò l’usanza da parte dei Veneziani di gettare una catena verso l’opposta riva di S. Gregorio per impedire l’ingresso alle barche di possibili nemici all’interno del Canale.
Dal 1519 era usanza una grande festa per il giorno di S. Maria di Zobenigo, con gare di tori e di orsi. Nel campo, nel 1628, Ferdinando gran Principe di Toscana soggiornò con suo fratello D. Carlo durante una loro visita alla città: il palazzo dove soggiornarono andava da Ca’ Grimani a S. M. Zobenigo.
Risulta inoltre che nella parrocchia di S.M. Zobenigo, nell’anno 1379, abitava un patrizio chiamato Michele Steno che restò nella storia per un fatto davvero curioso: intervenuto ad una festa da ballo tenutasi nell’anno 1355 nella casa del Doge Marino Faliero fece uno scherzo indecente ad una damigella della "dogaressa" o, secondo altri, alla dogaressa stessa. Il Doge Falier, accortosi di ciò, si irritò e lo fece cacciare dalla sala: lo Steno, desideroso di vendetta, incise sulla sedia del Doge la seguente frase:
"Marin Falier da la bela mujer,
altri la gode, e lu la mantien!"
che tradotto dal veneziano significa:
"Marino Faliero dalla bella moglie,
altri la godono, e lui la mantiene"
Il Doge Faliero congiurò di lavare col sangue questa offesa, ma venne scoperto e decapitato. Lo Steno invece, giunto alla vecchiaia, si vide eletto Doge a sua volta nel 1400.